..di | Danilo Ausiello

Non dev’essere facile comunicare efficacemente con tutti, in un Paese diviso in 36 sotto-stati ed in oltre 250 gruppi etnici. La Nigeria è una delle nazioni demograficamente più complesse del mondo: ci vive un quinto della popolazione africana (quasi tutti giovanissimi: l’età media è di 20 anni) tra comunità cristiane e musulmane che convivono con difficoltà. In mezzo piccoli gruppi di fede animista. E una molteplicità di lingue diverse, con l’inglese che fa da ponte. Una babele di fedi, riti e suoni. Eppure, come riporta l’Economist, anche qui la pubblicità si è fatta lentamente spazio: negli ultimi 10 anni gli investimenti legati all’advertising si sono decuplicati, attestandosi su un totale di 646 milioni di dollari. Si tratta di un trend che riflette l’affermarsi di una nuova classe media, con un potere d’acquisto che collega la categoria ai nuovi beni di marca presenti sul mercato.

Come dimostra il grafico gli investimenti riguardano fin qui soprattutto la televisione, seguita dalla cartellonistica e dalla stampa.

Nonostante il comparto economico più importante sia quello agricolo, gli imprenditori del ramo non investono molto in pubblicità. Anche la comunicazione istituzionale è piuttosto ingessata, dal momento che le poche campagne vengono per lo più curate dai funzionari e non da creativi. Un’eccezione in questo senso è comunque rappresentata  dagli spot “obamiani” realizzati dall’attuale Presidente Goodluck Jonathan per la sua ultima campagna presidenziale:

Molto interessati agli effetti della comunicazione pubblicitaria – oltre alle banche ed alle compagnie aeree – sono principalmente le aziende telefoniche. I nigeriani sono infatti appassionati di chiacchiere e cellulari, come dimostrano gli spot di una delle maggiori società di telefonia del Paese, la Etisalat.

(da: http://www.ninjamarketing.it)

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