di Federico Ferrazza*

Ce ne sono per tutti i gusti. Da quelli generalisti come FacebookMySpaceBebo eOrkut. A quelli dedicati al cinema (Flixster), alla musica (Last.fm iLike), ai libri (aNobii), allo sport (Athlinks), ai videogiochi (GamerDNA), ai viaggi (TravBuddy,Wiaggi Travellerspoint), al business (LinkedIn) o alla maternità (CafeMom). I siti di social networking sono ormai da qualche anno uno dei fenomeni più interessanti e seguiti di Internet. Un’onda che ha travolto tutti i paesi connessi alla Rete, compresa l’Italia non sempre all’avanguardia nel consumo del Web. Solo per dare qualche numero, secondo una ricerca dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, nel nostro paese gli iscritti ad almeno un social network sono quasi il 10% della popolazione. Più di 4,7 milioni di persone che si ritrovano quasi quotidianamente sul Web per socializzare. Stando sempre allo studio dell’ateneo marchigiano, infatti, il principale motivo per cui ci si iscrive a un social network in Italia è “Mantenersi in contatto con amici che si vedono di rado” (76,4%). La seconda ragione è “Tenersi in contatto con amici che si vedono spesso” (71,6%). Più staccate le altre motivazioni: organizzarsi con gli amici (56,7%), fare nuove amicizie (34,5%) e flirtare (15,4%).
La comunicazione e l’intrattenimento sono dunque le due principali ragioni che spingono a frequentare i social network. È così in Italia come nel resto del mondo.
Il successo delle reti sociali sul Web non rende felici tutti. La maggior parte del tempo passato su Facebook oMySpace (solo per citare i due social network più popolari al mondo con, rispettivamente, 175 e 250 milioni di utenti registrati) è infatti sul luogo di lavoro. Ecco perché c’è chi li ha già ribattezzati social notworking. Un vero danno per la produttività delle aziende che sono già corse ai ripari. Negli Stati Uniti, per esempio, secondo una ricerca della società di analisi Facetime, solo il 7% delle società non ha ancora stabilito una policy riguardo l’accesso dei dipendenti ai social network.

Il modello di business
Come accade con (quasi) tutti i fenomeni della Rete, il significato dell’espressione ‘social network’  è in rapida evoluzione. In generale si possono definire social network tutti quei siti Web che permettono ai propri utenti la creazione di una loro pagina (o profilo) e di condividere con altri (‘semplici’ internauti o iscritti alla stessa rete sociale) i contenuti di tale pagina. Per questo anche YouTube o i siti di condivisione delle foto come Flickr possono essere ritenuti dei social network.
C’è però una cosa che accomuna la maggior parte delle reti sociali: il modello di business. Che per ora non c’è o, quando esiste, non ha portato a grandi risultati. Sebbene molti di questi siti abbiano un successo di pubblico, infatti, i loro amministratori non sono ancora riusciti a ‘monetizzare’ i propri iscritti.
Una delle strade possibili è la pubblicità. Anche se finora non ha portato i frutti sperati. Gli utenti dei social network (come anche quelli del Web in genere) non sono attenti agli spot su Internet. Ecco quindi che oltre all’advertising (sempre più personalizzato secondo i gusti e gli interessi dell’utente) si stanno cercando altre vie. Una è quella di specializzarsi. È quello che ha fatto MySpace scegliendo la musica per distinguersi dal resto dei social network generalisti e per stringere accordi economici con gruppi emergenti che vogliono promuoversi o siglare partnership commerciali come quella raggiunta con il canale televisivo Mtv.
Ma la strada più promettente (e in prospettiva remunerativa) è quella della telefonia mobile. Il motivo è semplice. Ogni volta che un utente si collega a una rete sociale dal proprio telefonino paga i costi di connessione. Costi che aumentano se prova a caricare una foto, un video o un qualsiasi altro file. Per questo le società che gestiscono i social network sono a caccia di accordi con gli operatori di telefonia mobile. Il loro obiettivo è ottenere una parte di quei soldi che gli utenti pagano quando si connettono dal cellulare. Dal canto loro, i gestori di telefonia si stanno mostrando disponibili a trovare una collaborazione visto che possono sfruttare Facebook MySpace per aumentare il traffico dati sulle loro reti.
MySpace ha per esempio dichiarato che, nell’ultimo anno, 20 milioni dei propri utenti hanno usato il cellulare per accedere al suo sito. Con questi numeri (simili a quelli di Facebook) si spiegano gli accordi che i due più grandi social network del mondo stanno cercando (e in alcuni casi già ottenuto) con colossi del calibro di Nokia, Rim (il produttore del Blackberry), Palm, Apple e altri. Lo scopo è la nascita di terminali ‘social’ che consentano di caricare video e foto semplicemente premendo un pulsante.
La strada della telefonia mobile è talmente promettente che accanto alle versioni per cellulare dei social network stanno nascendo delle reti sociali pensate principalmente per il piccolo display dei telefonini. È il caso, per esempio, di Blinko realizzato dalla italiana Buongiorno!

Gli scenari futuri
Una volta conquistati i telefonini, i social network avranno definitivamente ‘permeato’ la vita di chi li utilizza. In ogni secondo, teoricamente, si potrà accedere al proprio profilo e a quello dei propri amici. Uno scenario a cui si sta arrivando velocemente e che sta cambiando le strategie degli stessi social network. Nati come ‘luoghi’ per mettere in contatto delle persone, oggi le reti sociali stanno diventando qualcosa di molto di più. Siti come Facebook MySpacesi stanno trasformando in riproduzioni ‘in scala’ del World Wide Web in cui si può fare quasi tutto quello che è possibile nel resto di Internet, e che normalmente richiede l’utilizzo di siti e applicazioni diverse: inviare e ricevere mail, leggere notizie, caricare e scaricare file di tutti i tipi, giocare, conoscere nuove persone e così via. Non solo: i social network si stanno trasformando anche in una sorta di motore di ricerca, dove le informazioni non vengono chieste agli algoritmi di Google ma ai propri amici; le risposte, quindi, sono spesso più affidabili.
Ecco perché i contenuti dei social network stanno sempre di più acquisendo importanza. Un valore che però appartiene alle persone che li producono e non alle aziende che gestiscono le reti sociali. Questo aspetto sta suscitando non poche polemiche poiché i social network cercano in continuazione di impossessarsi delle informazioni e dei contenuti degli utenti (per scopi pubblicitari e di marketing). L’ultimo ‘assalto’ è arrivato da Facebook che nelle scorse settimane aveva deciso, senza l’autorizzazione degli iscritti, di impossessarsi dei loro contenuti. In altre parole, anche se gli utenti si fossero cancellati dal servizio i dati dei loro profili sarebbero rimasti per sempre di proprietà diFacebook. Una scelta che ha generato una tale quantità di proteste che ha fatto tornare sui suoi passi il social network statunitense. Almeno per ora.

*Giornalista. Si occupa di web e nuove tecnologie e scrive, fra l’altro, per “L’espresso”, “Il Sole 24 Ore”, “Wired” e “XL”. È tra i fondatori della media company scientifica Galileo.

FONTE: TRECCANI

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