Non è certo l’argomento meno discusso, anzi

Non è certo l’argomento meno discusso, anzi. Il ruolo della figura femminile in pubblicità ha sempre avuto una certa visibilità tra i salotti televisivi e le pagine di giornale. E’ di ieri la notizia che il ministro delle pari opportunità Mara Carfagna ha firmato un protocollo insieme al presidente dell’ Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria per fermare, prima della messa in onda, tutte quelle campagne che potrebbero risultare offensive e lesive per l’immagine della donna nel nostro paese. Il ministro dice infatti che «i mezzi di comunicazione e il marketing possono avere un ruolo importante nella lotta contro gli stereotipi di genere». Tutto perfetto, ottime intenzioni e propositi. Però mi chiedo, in tutta sincerità se è la pubblicità la prima a proporre modelli femminili deviati. Ho imparato con il tempo che la pubblicità è come un qualunque specchio. Riflette ciò che ha davanti. A quanto un protocollo per tutelare l’immagine femminile, svilita in tante e tante altre situazioni al limite della decenza, anche ai piani alti della società? In quel caso è possibile tollerare? E cosa dire dello spot Twingo censurato solo perché due ragazze lasciavano presagire i propri atteggiamenti lesbici in un alla fine, divertente e sincero gioco di sguardi? Bisognerebbe lavorare ad un comune progetto correttivo che coinvolga non solo la tv ma anche tutta la periferia mediatica. Il modello femminile stereotipato di oggi nasce già alla fine degli anni settanta quando ancora la pubblicità non si sognava nemmeno di mettere in prima pagina belle donne succinte. E’ giusto promuovere tutele ma attenti però, perché a trovare solamente un colpevole è davvero troppo semplice.
Nicolò Volanti

(FONTE: http://www.pubblicitaitalia.it/)