Offende le convinzioni religiose dei cittadini la campagna ‘Perdona loro perché non sanno quello che indossano’. I quotidiani rifiutano la pubblicazione. Fare Occidente e Club Santa Chiara contro la blasfemia.

Quarant’anni dopo lo scandalo dei Jeans Jesus, Carlo Chionna ci riprova. Milano s’è riempita di cartelloni che raffigurano lo stesso Chionna crocifisso in difesa del made in Italy con il claim ‘Perdona loro perché non sanno quello che indossano’. L’ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro è intervenuto criticando aspramente l’ennesimo utilizzo di immagini sacre per fini pubblicitari.

Chionna difende la sua provocazione, ultimo atto di quella che definisce la sua “crociata solitaria contro la legge/truffa Reguzzoni-Versace, che afferma che è sufficiente eseguire due fasi della lavorazione in territorio italiano, per far passare il prodotto come 100% Made in Italy”. Lo stilista spiega la sua scelta come “metafora estrema di chi è disposto a immolarsi pur di tutelare l’artigianalità completamente italiana e salvaguardare numerosi posti di lavoro”. La pubblicità dello stilista bolognese per la settimana di Milano Moda è stata aspramente criticata da più parti: l’associazione Fare Occidente si è recata sotto la gigantografia appesa in via Gallarate e ha appeso uno striscione con la scritta: ‘Pubblicità blasfema vergogna’. “La pubblicità è uno strumento ineludibile dell’economia e della socialità contemporanea ma non può diventare un’arma (ideologica) impropria” ha commentato così Lucio Bergamaschi, membro del Direttivo del Club Santa Chiara e procuratore della concessionaria Neopolis. Chionna si difende dalle accuse di blasfemia: “al di là dello sdegno e della disapprovazione ci si dovrebbe domandare che cosa induce un imprenditore a spingersi a tanto”.

La pubblicità è stata già rifiutata da La Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera, QN, Libero, Il Messaggero, Il Mattino e Il Giornale. Il Comitato di Controllo dello IAP due giorni fa ha ritenuto la comunicazione di Chionna contraria agli articoli 1 – Lealtà della comunicazione commerciale, e 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, in quanto offende le convinzioni religiose dei cittadini.
Antonino Pintacuda

(fonte: http://www.pubblicitaitalia.it/)

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